Era una qualunque mattina di una qualunque settimana
Ennio si era alzato come al solito, un po' stordito dalla sveglia che suonava incessante, aveva fatto tutto ciò che era uso fare ogni mattina, aveva afferrato la sua roncato nuova ed era uscito, come ogni mattina. Nulla lasciava presagire che sarebbe stata una giornata diversa dalle altre, i clienti, le solite telefonate, niente tribunale oggi per fortuna, le citazioni e tanti bla bla bla. Era una vita circolare, tutto ricominciava esattamente il giorno dopo come se il tempo non si fosse degnato di posare su di lui il suo sguardo, se non per renderlo ogni giorno un po' più vecchio del giorno precedente. Era un giorno qualunque finchè non si inserì nella sua fila una punto rossa. Era una macchina vista un milione di volte, ma quel giorno lo incuriosì. Per la prima volta da quando era nato cercò di guardare chi fosse alla guida. Era un atteggiamento insolito, lui lasciava che chiunque gli passasse davanti senza accorgersene, aveva di meglio da fare che cercare di individuare nella folla facce conosciute. Il fatto è che quell'auto gli aveva fatto tornare in mente due occhi verdi ai quali non c'era motivo di pensare. E nel tragitto che lo portava al suo studio legale si scoprì a riflettere sul fatto che ultimamente ci aveva pensato invece più spesso di quanto sarebbe stato ragionevole fare. Bastava un lieve accenno di sandalo nell'aria, una chioma bionda che si intravedesse attraverso una porta socchiusa, un sottile rumore di tacchi sul pavimento di marmo perchè pensasse a lei. Chissà perchè poi. Erano stati sempre pensieri assai fuggenti, durati una frazione di secondo, ma che adesso si mostravano in tutta la loro assoluta verità: quella donna gli era entrata nelle ossa. Così, senza un motivo, se la sentiva sotto la pelle e non poteva fare a meno di pensare a lei. A quegli occhi che lo avevano stregato, a quel suo incedere ancheggiante con fare un po' da diva che lo aveva quasi fatto ridere la prima volta che l'aveva vista. Chissà dov'era adesso. Aveva il suo numero ma non avrebbe mai osato chiamarla. Per dirle cosa poi? Che pensava a lei? Era una cosa adolescenziale, e la sua adolescenza era finita ormai da un pezzo. La sua vita seguiva binari precisi, aveva degli obiettivi, delle stazioni certe alle quali fermarsi. Tuttavia quel mattino Ennio trovò un grosso albero davanti il suo treno. E adesso doveva decidere se rimuoverlo o cambiare binario.
mercoledì 10 dicembre 2008
Pensieri impuri
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4 commenti:
La decisione era ardua poiché l'ostacolo investiva tutto il suo tran tran, il suo mondo consueto, quello che per pigrizia aveva costruito nei lunghi anni post-adolescenziali. Non aveva mai immaginato che un giorno si sarebbe trovato ad un bivio: vivere o giungere ad un binario morto, a quel binario che comunque utilizzava ogni giorno per piccoli spostamenti. Ci pensò molto, ma non per questo si sentiva vicino alla soluzione.
D'un tratto sentì un rumore forte, un suono di sveglia più intenso che negli altri giorni e si alzò di soprassalto in mezzo al letto. Del tronco tra i binari, nemmeno l'ombra, ma solo il consueto rimpianto tra le pieghe del suo cuore solo.
per la serie sprizzo di speranza da tutti i pori....
Volevo segnalarti: www.femminilmente.blogspot.com
Ciao
Eh si, per una vita intera era sempre stato l'uomo dei rimpianti. Ma adesso basta! Era giunto il momento per cominciare a cercare rimorsi. Quale domanda gli aveva fatto quella sua vecchia compagna in viaggio sul pulmann? Ah si, ora ricordava: "Ennio, dimmi la verità, preferisci avere rimpianti o rimorsi?" Ed Ennio aveva risposto senza esitazione:"Rimpianti..." Ma adesso era arrivato il momento di cambiare. Ennio era finalmente pronto per il viaggio più accidentato e più stimolante di tutta la sua vita:il viaggio che lo avrebbe condotto verso la ricerca di rimorsi...
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