Scappare, scappare da quell’accordatura sbagliata
Che rendeva dissonante ogni triade altrimenti perfetta
Eliminare i due maledetti punti di ritornello che ti riportavano
Alle battute che avevi suonato male.
La penombra delle tende agitate dal vento
Mentre gli uccelli continuano incessanti
A cantare contro la calura che li opprime.
Pensavo alle tue mani grandi e alla tua voce baritonale
Le note scorrevano distratte
Domani ale mi rimprovererà…
Forse eri solo una di quelle stelle cadenti
Che il cielo a volte manda
Per convincerti che la bellezza esiste ancora.
Mentre quello spaventoso mostro chiamato tempo
Continuava inesorabile a suonare le tele di ragno
Quelle stupide rane eran ancora sotto il letto dove sarebbero rimaste.
Tornare a casa.
Ma tornarci più di dieci anni fa
Quando l’odore dei miei occhi era ancora confondibile coi tigli.
Scappare, scappare da quell’accordatura sbagliata
Che rendeva dissonante ogni triade altrimenti perfetta
Eliminare i due maledetti punti di ritornello che ti riportavano
Alle battute che avevi suonato male.
Le tue mani avrebbero dovuto scorrere veloci
Su quelle crome che invece ti incagliavano
Che rendevano tutto maledettamente difficile
E non capivi se erano loro al posto sbagliato.
O se ti avevano tolto lo spartito prima
Che ne capissi la struttura e imparassi a suonarlo.
12/05/2012
Nessun commento:
Posta un commento